Nell’isolamento della quarantena emergono bisogni psicologici, che variano a seconda della fase di vita in cui ogni persona si trova e della specifica esperienza che sta vivendo.
I bambini hanno bisogno di essere rassicurati, mentre si spiega loro con parole semplici quello che sta accadendo. A loro servono adulti affettivamente presenti nelle cure e nel gioco, che siano punti di riferimento non soggetti a cambiamento.
Gli adolescenti necessitano di spazi di azione indipendente anche tra le mura di casa, di avere delle responsabilità. Hanno bisogno di essere riconosciuti in esse, di ascolto e di dialogo.
I giovani-adulti cercano spazi per sé, per prendere le misure rispetto a come si stia nella vicinanza e nella distanza con le altre persone significative. Cercano tempi in cui continuare a dare spazio alla loro identità personale e sociale.
Gli adulti hanno bisogno di condividere le loro preoccupazioni e di relazioni supportive anche a distanza. E’bene che abbiano la possibilità di occuparsi di ciò che è sotto il loro diretto controllo e di bilanciare il tempo di cura dell’altro e il tempo in cui occuparsi di sé, di dare valore alle loro strategie di resilienza.
Ognuno sta facendo fronte ai suoi vissuti. Può fare i conti con la solitudine, con la mancanza o con l’estrema vicinanza. Si sperimenta una nuova distanza tra il sé e l’altro, che può avere il sapore della sicurezza o quella del pericolo, mentre ciascuno cerca di affrontare i “compiti evolutivi” tipici della sua età.
A gravare sul versante emotivo e sulle relazioni, sono poi, oggi, anche le preoccupazioni economiche, i lutti, la paura per l’esposizione ed il contagio, lo stress lavorativo di chi svolge professioni indispensabili, il senso di impotenza e non prevedibilità. Dare un nome a tutto questo rende lecita la sofferenza emotiva, che accompagna l’emergenza sanitaria.
Nessuno ha bisogno di sentire crescere ulteriormente la sensazione di allarme e non prevedibilità che caratterizza questo periodo.
Dott.ssa Chiara Baldioli
Psicologa clinica